I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Click & Net - edizione Clitt.
La scrittura pertanto diventa la cesura tra la preistoria e la storia. Da quel momento, infatti, possiamo cominciare a “datare” gli avvenimenti e a capire quali regole i vari popoli si stavano dando, a studiare la loro società e il loro modo di pensare. La scrittura nasce ) in Mesopotamia, nel IV millennio avanti Cristo. Si tratta di piccole tavolette di argilla con segni ancora pittografici incisi con uno stilo di canna. Essi rappresentano numeri, oggetti, nomi propri e titoli e servono a esigenze amministrative, di contabilità e gestione dei magazzini delle eccedenze agricole. Il luogo in cui la scrittura nasce, la bassa Mesopotamia, terra posta tra due fiumi, il Tigri e l’Eufrate, era molto fertile, per cui un’agricoltura non più basata soltanto sulla sopravvivenza era in grado di produrre eccedenze che andarono a formare un nucleo di attività commerciali.
Un progresso simile lo ritroviamo anche nell’evoluzione della civiltà egizia. La scrittura nasce presso il popolo Sumero, che abitava la Mesopotamia, e si sviluppa come forma legata a un distinto gruppo sociale, che in questo caso chiamiamo, appunto, degli scribi. La scrittura diventa così più stilizzata. Quelle che prima erano linee disegnative - rappresentanti un oggetto - si segmentano in una serie di tratti (cunei), perdendo sempre più quell’elemento di riconoscibilità delle forme originarie rappresentate, fino a diventarne indipendenti. Nasce così la scrittura cuneiforme, legata nel suo sviluppo anche al supporto su cui veniva riportata, ossia delle tavolette di argilla su cui, attraverso la pressione e incisione con un elemento appuntito detto stilo, venivano impressi i segni. Abbiamo visto come il supporto sul quale si scrive diventi un elemento importante per orientare l’evoluzione delle scritture, e quindi delle lingue. Se infatti tra i Sumeri, proprio per l’uso delle tavolette di argilla, si sviluppa la scrittura cuneiforme, l’utilizzo di altri materiali come supporto (quali la pietra, oppure il legno e il papiro), porta gli Egizi a creare una scrittura che chiamiamo geroglifica. La parola, infatti, non viene più incisa su pietra (se non in casi molto particolari), ma scritta su una carta chiamata papiro, utilizzando una canna tagliata allo scopo, detta calamo, intinta nell’inchiostro. La carta di papiro risulta molto leggera, facilmente pieghevole e quindi trasportabile e archiviabile. Inoltre ha un colore molto chiaro, adatto quindi a creare un supporto per la scrittura attraverso l’inchiostro. Sia la scrittura cuneiforme che quella geroglifica hanno un’origine comune: la pittografia. Sono pertanto formate da centinaia di simboli, sono difficili e complesse sia da imparare che da usare. Proprio per questi motivi sono destinate a gruppi di specialisti, i cosiddetti scribi. Quando, nel mondo antico, la circolazione di persone e merci diventa una costante, si pone la necessità di una scrittura più semplice, immediata e in grado di essere facilmente imparata e usata. Risponde a queste esigenze la scrittura alfabetica fenicia. Intorno al XIV secolo a.C. Gli oggetti sono facilmente ricordabili anche perché, in questo modo, il sistema di scrittura viene ridotto a soli 22 segni (lettere) che vanno a formare un alfabeto.
Abbiamo visto che nell’uomo l’esigenza di “ricordare” e di comunicare “tramandando” ad altri tale ricordo è presente sin dagli albori. Il primo strumento, il più semplice trovato, è stato quello di rappresentare gli avvenimenti attraverso le immagini. Questo sistema di immagini, così codificato, ha dato origine alla “scrittura pittografica”. Quando i segni, anziché rappresentare l’oggetto in sé, sono passati a suggerirne il nome, cioè a indicarne la parola, si è sviluppata la “scrittura ideografica”. Ne è un esempio la scrittura cinese, nata intorno al 2.500 a.C. Man mano che la lingua si arricchisce, tuttavia, occorrono sempre nuovi segni e nuove tecniche di rappresentazione. Gli ideogrammi cinesi di uso corrente, infatti, sono oltre 6.000.
Infine siamo arrivati alla “scrittura fonetica”, dove i segni grafici corrispondono a suoni.
I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Tecnologie dei processi di produzione - edizione Clitt.