I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Click & Net - edizione Clitt.
Siamo ormai nel XV secolo e abbiamo visto come l’arte della produzione di supporti per la scrittura abbia fatto innumerevoli passi avanti. Siamo passati dalle incisioni sulla pietra alle tavole lignee, dalle tavolette di terracotta al papiro e alla pergamena. Infine siamo arrivati alla carta e a una produzione sempre più raffinata nella qualità. Ma anche a una domanda in significativo aumento per far fronte alle quotidiane richieste del mercato. La necessità di scrivere e trascrivere solo ed esclusivamente a mano, fino a quel momento ne aveva limitato la diffusione della cultura. In quel periodo la società sta uscendo dal periodo Medievale e sta nascendo una nuova classe sociale: la borghesia. Un borghese è una persona non nobile di nascita e quindi non abita in un castello ma, proprio come suggerisce il nome, ha la sua casa in un borgo, dove svolge un “mestiere” che può essere legato al commercio o all’artigianato, oppure all’arte.E' in questo clima e da queste necessità che prende avvio uno degli eventi più importanti della storia del progresso umano: l'invenzione della stampa a caratteri mobili.
In occidente i tentativi di riproduzione effettuati furono legati alla xilografia, una tecnica di incisione su legno, l'invenzione dei caratteri mobili non è stata il frutto di un improvviso lampo di genio, ma il risultato di una necessità storica e sociale dell'epoca.
Comunemente tale invenzione viene attribuità a Johannes Gensfleisch detto Gutemberg dal nome del villaggio presso Magonza città della Germania dove era nato.
Gutemberg di professione orafo, fonda una società con lo scopo di stampare la Bibbia, dall'inizio dell'opera, fino al giorno della sua commercializzazione passarono tre lunghi anni. La tecnica della stampa a caratteri mobili, si discosta dalla tecnica xilografica, troppo macchinosa e poco flessibile, per assemblare una pagina allineando su una forma predisposta una serie di singoli caratteri, forgiati in una lega metallica di piombo e stagno. Una volta disposti tutti i caratteri che compongono la pagina nella forma, si inchiostra quest’ultima e infine, appoggiato il foglio di carta o di pergamena, si pressa con un torchio a vite derivato da quelli utilizzati fino ad allora per produrre il vino. L’insieme delle tecniche garantiva una qualità di stampa nettamente superiore alle precedenti. Inoltre, essendo i caratteri “mobili”, ossia singoli caratteri semplicemente affiancati uno all’altro all’interno di una forma, davano alla fine del lavoro la possibilità di recuperarli e riutilizzarli per altre pubblicazioni.
La Bibbia di Gutemberg, stampata in 184 esemplari, 150 su carta di canapa importata dall'Italia e 34 su pergamena, era composta da 1282 pagine e circa 3.800.000 caratteri.
Nel decennio successivo la nuova tecnica comincia a diffondersi nelle varie città europee, in Italia, uno degli iniziali luoghi di sviluppo della nuova tecnica di stampa diventa il monastero benedettino di Subiaco, vicino Roma, già famoso per la produzione di manoscritti, in realtà neanche quindici anni dopo l'uscita della prima bibbia a stampa, è tutta l'Italia a essere una grande fucina di opere a stampa. A Venezia i primi stampatori compaiono nel 1469. Nel frattempo anche Milano e Firenze sviluppano attività editoriali puntando su opere religiose e letterarie, mentre Bologna diventa famosa per le opere di diritto e quelle scientifiche, in particolare di astronomia.
I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Tecnologie dei processi di produzione - edizione Clitt.