I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Click & Net - edizione Clitt.
La produzione della carta deve fare i conti con la costante richiesta di sempre maggiori quantitativi e, di conseguenza, con la penuria di materia prima per produrla: gli stracci. Gli stracci diventano un materiale talmente prezioso per i cartai, i quali sono portati a chiedere allo Stato forme di tutela di tale materia prima.
Il problema della produzione di quantitativi sufficienti di carta permane per tutto il settecento, nel frattempo, continua inarrestabile l'aumento della produzione libraria, corrispondente all'allargamento della base dei lettori, grazie alla sempre più diffusa scolarizzazione.
Di fronte alla specializzazione del settore privato operano le grandi stamperie reali, ducali e granducali, legate al potere e quindi prive di interessi di mercato, ma molto importanti per la produzione istituzionale.
Alla fine del '700 a Parigi si realizza la prima "macchina continua" per la produzione della carta, in grado di produrre fogli lunghi fino a 15 metri senza l'intervento di alcun operaio e con mezzi puramente meccanici. Tutto il XIX secolo è segnato dallo sviluppo tecnologico della tipografia.
Finora, comunque, la stampa avviene ancora attraverso una pressione piana della forma, agli inizi dell'ottocento alla pressa piano cilindrica, che stampava su un solo lato, dotata di un doppio piano, sul quale la forma viene appoggiata su un carrello, passa sotto i rulli inchiostratori e poi torna indietro e inizia a impressionare il foglio, viene affiancata un'altra macchina, permettendo così di stampare in un unico passaggio in fronte e retro (bianca e volta).
A causa di queste nuove macchine da stampa e alla loro velocità, il vero problema stava diventando la lentezza della composizione. Il processo di allineamento a mano non era più in grado di soddisfare le esigenze dell'industria della stampa. Nascono così due tipi di macchine compositrici:
Di pari passo i progressi della meccanica apportarono notevoli perfezionamenti anche nei macchinari usati per la trasformazione delle materie prime in carta. La chimica concorse a questo sviluppo con l'utilizzo del cloro per lo sbiancamento degli stracci, permettendo così di utilizzarne anche di colorati, e non solo quelli bianchi come avveniva in precedenza. Le ricerche chimiche consentirono inoltre, data la costante penuria di stracci, di ricorrere ad altre materie fibrose, quali il legno, la paglia e altri materiali vegetali, per preparare le paste chimiche e quelle cellulose.
Nella produzione della carta ci si affranca, quindi, dalla vecchia materia prima, gli stracci, mentre entrano in campo nuovi Paesi grazie alla loro ricca presenza di foreste.
I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Tecnologie dei processi di produzione - edizione Clitt.