I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Click & Net - edizione Clitt.
La tintura è la fase del ciclo di lavorazione con cui un prodotto tessile viene colorato in modo uniforme e stabile nel tempo. Questa lavorazione avviene attraverso l’immersione del tessuto in un bagno acquoso ad alta temperatura nel quale è stato introdotto del colorante.
La tintura può avvenire in ogni fase del ciclo tessile, dalla massa viscosa al capo confezionato, e quindi si distingue in:
- Tintura in massa. Viene effettuata soltanto nell’ambito delle fibre tecnologiche e, in questo caso, a subire la coloritura è la massa di consistenza viscosa che solo successivamente verrà trasformata in fibra.
- Tintura in fiocco. La tintura viene effettuata sulle fibre prima della loro trasformazione in filato.
- Tintura in filo. Come dice il nome, avviene sul filato, che viene avvolto in matasse o su rocche, cioè su coni in cartone o plastica.
- Tintura in pezza. Viene realizzata sul tessuto grezzo in uscita dal telaio.
- Tintura in capo. La coloritura avviene direttamente sul capo di abbigliamento già confezionato.
La stampa La tecnica di stampare sulla stoffa, così come sulla carta, è probabilmente originaria dalla Cina e comunque conosciuta fin dall’antichità in tutta l’Asia. Dei blocchi di legno chiamati plance venivano intagliati creando un disegno e successivamente inchiostrati; il trasferimento del colore sul tessuto avveniva a mo’ di timbro. Altra tecnica molto antica è lo stencil, dove la sagoma del disegno viene ritagliata da fogli di carta pesante o, successivamente, da sottili lamine metalliche. Il colore viene trasferito a mano o a macchina, utilizzando un pennello o un tampone. Con l'introduzione della stampa rotativa, anziché incidere un blocco di legno piano, il disegno veniva realizzato su un cilindro. In questo modo la velocità di stampa aumentava e la nuova macchina consentiva di installare fino a sei cilindri, permettendo quindi di stampare fino a sei colori. Anche oggi, per la stampa industriale, si usano le tecniche a cilindri oppure a quadri serigrafici; entrambe lasciano sul tessuto un deposito di densa pasta colorata che viene successivamente scaldata per essere fissata. Vediamo i metodi di stampa più usati.
- Stampa diretta o in applicazione. Si effettua su tessuti bianchi o con colorazioni molto tenui. I colori vengono applicati in successione, finché non viene riprodotto il disegno originale.
- Stampa per corrosione. Su un tessuto colorato vengono stampate delle sostanze chiamate riducenti, in quanto sono in grado di corrodere localmente il colore di fondo, facendolo diventare bianco.
- Stampa a riserva. Si applicano al tessuto sostanze idrofobe (dette riserva) atte a impedire il contatto fisico con il successivo bagno di tintura. Quando il tessuto viene lavato per togliere la “riserva impermeabile”, rimane evidenziato il decoro del fondo precedente alla tintura.
- Stampa a quadro. È la tecnica che si avvicina di più alla normale serigrafia. Si effettua attraverso un telaio rigido, di forma quadrata o rettangolare. Su di esso viene stesa una pasta gelatinosa fotosensibile che, opportunamente impressionata, permette la stampa del motivo da realizzare attraverso il passaggio o meno del colore. Il quadro così preparato viene appoggiato al tessuto e, attraverso una racla, vi viene spalmato uniformemente il colore. Ovviamente servirà un quadro diverso per ogni colore che si vuole stampare.
Attualmente vi sono macchine con dimensioni utili di stampa fino a 340 cm, con 16 testine ad una risoluzione di 600 x 600 dpi. Esse stampano su rotoli di tessuto e possono raggiungere velocità di stampa che superano i 300metri lineari all’ora.
I contenuti di questa pagina sono estratti prevalentemente dal libro di testo: Mario Ferrara e Graziano Ramina - Tecnologie dei processi di produzione - edizione Clitt.